Voltaire fu un genio straordinario e versatile, uno di quegli uomini che lasciano un'impronta indelebile nella storia dell'umanità
Non si può quasi leggere la storia senza concepire orrore per il genere umano
L'infanzia
François-Marie Arouet dettoVoltaire nacque da una famiglia benestante e altolocata il 21 novembre 1694 anche se vi è chi pone la sua nascita a novembrer a Parigi, in Francia.
I suoi gentori erano François Arouet e Marie Marguerite d'Aumart ed era il più giovane di 5 figli.
Nel 1704, Voltaire fu iscritto al Collége Louis-le-Grand, un liceo gesuita a Parigi. Voltaire dimodtrò fin da subito una forte inclinazione verso le materie umanistiche. Studiò in maniera approfondita i classici latini e pur non condividendo le scelte di vita dei Gesuiti la sua formazione c fu favorita dall'ambiente ricco di fervore culturale.
In seguito Voltaire tentò di seguire le orme paterne per pura accondiscendenza
studiando materie giuridiche, ma ben presto se ne stancò.
Una vita tumultuosa
Voltaire non era certo una personaggio comodo. I suoi scritti ironici e
satirici contro il duca d'Orleans gli valgono l'esilio a Tulle e siamo nel
1716. Esilio che dura pochissimo perché nel 1717 egli è di nuovo a Parigi dove
si fa imprigionare alla Bastiglia per altri scritti satirici.
Nel 1726 è
la volta del litigio con il conte di Rohan che lo portò di nuovo ad assaggiare
la prigionia alla Bastiglia. La detenzione durò pochissimo e
Voltaire pensò bene di
lasciare la Francia e Parigi e di trasferirsi in Inghilterra.
A Londra
A Londra visse abitando in Maiden Lane dal 1726 al 1728. Egli fu affascinato dalla capitale londinese e dal fervore di stampo illuminista che vi albergava.
Frequentò uomini come Robert Walpole, Jonathan Swift, Alexander Pope e George Berkeley e il suo pensiero ne fu notevolmente influenzato.
Grandi Opere
Voltaire scrisse poesie e opere teatrali, oltre a opere storiche e filosofiche. La sua poesia più nota include The Henriade (1723) e The Maid of Orleans , che iniziò a scrivere nel 1730 ma mai completamente completata.
Tra le prime opere più note di Voltaire c'è il suo adattamento della tragedia Edipo di Sofocle , che fu rappresentata per la prima volta nel 1718. Voltaire seguì con una serie di tragedie drammatiche, tra cui Mariamne (1724). Il suo Zaïre (1732), scritto in versi, era una sorta di allontanamento dai lavori precedenti: Dopo lo Zaire, Voltaire continuò a scrivere commedie tragiche, tra cui Maometto (1736) e Nanine (1749).
Nel 1764 pubblicò un'altra delle sue acclamate opere filosofiche, Dictionnaire philosophique , un dizionario enciclopedico che abbracciava i concetti dell'Illuminismo e rifiutava le idee della Chiesa cattolica romana.
Arresti ed esili
Nel 1716 Voltaire fu esiliato a Tulle per aver deriso il duca d'Orléans. Nel 1717 tornò a Parigi, solo per essere arrestato ed esiliato alla Bastiglia per un anno con l'accusa di scrivere poesie diffamatorie. Voltaire fu inviato di nuovo alla Bastiglia nel 1726, per aver litigato con il cavaliere di Rohan. Questa volta fu detenuto solo brevemente prima di essere esiliato in Inghilterra, dove rimase per quasi tre anni.
Emilie du Chatelet
Di nuove esule in Lorena per le conseguenze della pubblicazione delle Lettere sugli Inglesi nel 1733, Voltaire si legò a colei che in seguito definì la metà di se stesso: Émilie du Châtelet.
Voltaire visse nella casa di campagna della Chatelet che era sposata a Cirey-sur-Blaise. Qui Voltaire continuò i suoi studi utilizzando la fornitissima biblioteca presente a Cirey composta da più di 21.000 volumi.
Già dal 1736 cominciò un rapporto prima epistolare poi di frequentazione con Federico di Prussia che apprezzava le opere di Voltaire.
Nel frattempo si concluse il legame sentimentale con la Chatelet che lo lasciò per legarsi al poeta Saint Lambert.
Voltaire si legò allora a Madame Denis, sua nipote (all'epoca non veniva considerato incestuoso il legame tra zio e nipote).
La morte
Voltaire si trasferì in Prussia nel 1750 come membro della corte di Federico il Grande e trascorse gli anni successivi a Ginevra e Ferney. Nel 1778 fu riconosciuto come un'icona degli ideali progressisti dell'Illuminismo e al suo ritorno a Parigi gli fu dato un benvenuto da eroe. Vi morì per un cancro alla prostata poco dopo, il 30 maggio 1778.
Le citazioni celebri
- Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Soltanto gli imbecilli sono sicuri di ciò che dicono
- a religione esiste da quando il primo ipocrita ha incontrato il primo imbecille
- Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle
- Bisogna essere dei grandi ignoranti per rispondere a tutto quello che ci viene chiesto
- La superstizione mette il mondo intero in fiamme; la filosofia le spegne
- Ama la verità, ma perdona l’errore
- La nostra miserabile specie è così fatta, che quelli che camminano sulle vie battute gettano sempre sassi a quelli che insegnano le nuove vie
- È meglio rischiare di salvare un colpevole, che condannare un innocente
- Il superfluo, cosa quanto mai necessaria
- Tutti i generi sono buoni, tranne il genere noioso
- Non si può quasi leggere la storia senza concepire orrore per il genere umano
- Il più grande dei crimini, almeno il più distruttivo e di conseguenza il più contrario al fine della natura, è la guerra; ma non vi è alcun aggressore che non colori questo misfatto con il pretesto della giustizia
- La parola all’uomo è stata data per nascondere il pensiero
- Gli uomini odiano coloro che chiamano avari solo perché non ne possono cavare nulla
- Il fanatismo sta alla superstizione come il delirio alla febbre
- Noi viviamo in società; non esiste dunque vero bene per noi se non ciò che fa il bene della società
- Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l’esperienza
- Le parole sono per i pensieri quel che è l’oro per i diamanti: necessario per metterli in opera, ma ce ne vuol poco
- Siamo tutti fatti di debolezza e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze: è la prima legge di natura
- Quando la verità è evidente, è impossibile che sorgano partiti e fazioni. Mai s’è disputato se a mezzogiorno sia giorno o notte
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